martedì 15 novembre 2016

REFERENDUM E VOTO ALL'ESTERO

La questione del voto degli italiani residenti all'estero non va presa sotto gamba, sia perchè il numero di questi voti costituisce una percentuale più che significativa dei voti totali, sia per ciò che ci dice sulla concezione della democrazia e sul modo concreto in cui essa viene gestita da chi ricopre il ruolo istituzionale per farlo. 

Partiamo dal fatto incontestabile che il voto per corrispondenza è in sè già incostituzionale, in quanto la segretezza del voto non è un diritto disponibile da parte del singolo elettore, il voto di tutti gli elettori dev'essere segreto come fatto di interesse collettivo...

Bene, non v'è alcun modo mediante cui lo stato può garantire tale segretezza una volta che il voto non viene espresso in un luogo all'uopo definito e in cui quindi si possa esercitare i necessari controlli. 

Il voto che l'elettore decide di inviare per posta, qualunque sia la garanzia offerta nel suo transito dall'elettore a chi deve procedere allo spoglio, è inficiato sin dall'inizio da un difetto di segretezza, in quanto l'elettore può volontarimente segnare il suo voto sulla scheda di fronte a terzi di suo gradimento senza che esista un'autorità che possa impedire tale illecita pubblicità del voto. 

Oggi, cosa ancora più grave, scopriamo che il Presidente del Consiglio abusa dei suoi poteri per condurre la sua personale campagna elettorale che nulla dovrebbe avere a che vedere con i suoi poteri istituzionali. Si è altresì saputo che il ministero dell'interno si rifiuta di fornire al comitato per il no l'elenco di tali elettori destinatari della pubblicità per il sì fatta in pieno dispregio dei doveri di obiettività di chi esercita un potere istituzionale.
Se noi mettiamo assieme questi fatti e la ormai periodica contestazione dello stesso meccanismo del suffragio universale da parte del partito di cui il presidente del consiglio è il segretario ogni qual volta il risultato di consultazioni elettorali non corrisponda ai loro desiderata, abbiamo un quadro preoccupante. 

Il potere ufficiale che oggi coincide con la massima carica di un partito che propugna la possibilità anche se per ora soltanto teorica di esercitare un giudizio sul voto popolare che dovrebbe nelle loro farneticanti intenzioni prevalere sullo stesso voto, utilizza i propri poteri istituzionali per orientare il voto, di fatto sancendo che una asimmetria nell'accesso all'elettorato da parte delle due parti in causa. sia compatibile con i meccanismi democratici. 

La cosa più grave è tuttavia un'altra, e cioè l'assenza di poteri di garanzia che possano contrapporsi a questo abuso governativo.
I soggetti istituzionali che potrebbero esercitare un ruolo di controllo e di contrasto agli abusi da parte del governo dovrebbero essere esercitati da due istituzioni, l'una è il parlamento, e l'altra la presidenza della repubblica. 

Lasciando da parte il parlamento per l'ormai evidente sua subalternità al governo, insita nello stesso meccnaimso di formazione delle liste prevista dalla legge elettorale con cui è stato eletto, rimane la presidenza della repubblica. 

Il Presidente Mattarella, è inutile nasconderselo, è ormai divenuto un enorme problema per lo stesso rispetto delle norme costituzionali. 

Tale supremo ruolo dovrebbe esercitare tra gli altri, due ruoli, l'uno quello di rappresentare l'unità nazionale, l'altro controllare non il funzionamento del parlamento come qualcuno stupidamente chiede di tanto in tanto, in quanto questo costituirebbe un abuso, ma sicuramente al contrario dovrebbe controllare che il governo non abusi dei propri poteri. 

Per quanto riguarda il primo ruolo, il presidente non solo si arroga il diritto di rappresentare la volontà della nazione confondendola con la volontà della maggioranza governativa, entrando a gamba tesa nelle questioni più delicate e controverse che animano il dibattito politico di questo paese (migrazioni, rapporti con la UE e così via dicendo, fino ad arrivare a ironizzare sgradevolmente sulla richiesta del tutto lecita se non addiiruttura doverosa dell'opposizione a conoscere la data del referendum). Se il presidente assume la stessa identica posizione del governo, diventa del tutto lecito per alcuni sostenere che egli non è il proprio presidente. 

Riguardo poi al secondo ruolo, mi pare che la presente fattispecie che coinvolge questo evidente abuso da parte di Renzi, avrebbe richiesto già un'immediata ed adeguata reazione da parte di Mattarella, fino a prospettare la stessa ipotesi delle dimissioni del governo. 

Credere che questo avvenga, è oggi del tutto irrealistico, purtroppo dobbiamo prendere atto che attualmente in Italia la suprema autorità di controllo è del tutto latitante.
Vorrei che almeno le forze di opposizione richiamino il presidente ai suoi doveri istituzionali. 

Io non sono oggi propenso a considerare con ironica indulgenza questo specifico episodio di tentativo di manipolazione del voto popolare, trovo il fatto straordinariamente grave e pretendo dalle forze politiche, quanto meno da quelle di opposizione, l'attenzione che la gravità dei fatti imporrebbe.

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