giovedì 28 gennaio 2016

CONSIDERAZIONI SUL GIORNO DELLA MEMORIA

Mai come quest'anno, il giorno della memoria è stato celebrato in modo critico.
E' come se molti di noi si fossero dati un appuntamento. Improvvisamente il rito annuale a cui da tanto termpo eravamo abituati, ci appare insoddisfacente.
Io vorrei qui approfondire questo tema, innanzitutto tentando di indagare meglio le motivazioni per cui si è manifestato questo comune sentire, e se poi davvero tali motivazioni siano le stesse per tutti noi...
Dirò come la penso io.
La memoria di cui parliamo è memoria storica, ricordiamo questa pagina storica, in questo caso con la finalità di impegnarci perchè l'umanità non debba un'altra volta vivere pagine così atroci.
Ho voluto deliberatamente sottolineare la parola "storico" perchè mi pare che sia appunto la questione chiave.

Siamo certi che parliamo di memoria storica, o stiamo parlando di memoria cronachistica? 

La domanda mi pare del tutto lecita, perchè infatti ciò che generalmente si sollecita a fare è proprio di andare a vedere cosa i nazisti hanno fatto, addirittura si sollecita ad andare a visitare proprio i lager come luoghi fisici. Così, sembrerebbe che tanti siano interessati a ricordarci esattamente quei tragici avvenimenti.

Ebbene, penso che questa tesi cronachistica sia errata. La cronaca è per sua natura contingente, ed è quindi intrinsecamente incapace di fornire lezioni. 

Possiamo insomma identificare in ogni evento due distinti aspetti, l'uno storico, l'altro cronachistico. Quest'ultimo è il fatto crudo, tale e quale come è realmente avvenuto. Ogni considerazione deve necessariamente partire da qui, dalla nuda realtà dei fatti, ma nello stesso tempo se ne vogliamo trarre qualsiasi tipo di insegnamento, questo dato va digerito, elaborato, sottoposto all'analisi da una parte degli storici, dei professionisti della storia, e dall'altra a quella della nostra personale coscienza.
Ecco, mi pare che non sono l'unico a cui pare che questa rielaborazione della shoah non sia stata compiuta, e prima di tutto non lo sia stato nella gran parte di quegli stessi che stanno in prima fila a promuovere questa ricorrenza e a dare lezioni a destra e manca.
Il punto è che la storia non si ripresenta mai nella stessa identica forma. Ricordare la shoa non sembra così diverso dal ricordare le donne che venivano bruciate solo pochi secoli fa perchè ritenute streghe da quegli stessi cattolici che si ergono oggi a miti sostenitori della non violenza, o tutti gli uomini torturati in modo arbitrario solo perchè un tizio chiamato inquisitore era investito del potere di disporre di tutti a suo piacere. 

Un cretino insomma può pensare che gli ebrei di oggi vadano risarciti perchè in passato oggetto di sterminio dai nazisti, o un altro cretino può arrivare alla conclusione che i nazisti abbiano il monopolio degli sterminii. Magari fosse così, purtroppo le cose sono più complicate, i democraticissimi statunitensi non esitarono un momento a lanciare gli appena realizzati ordigni nucleari su Hiroshima, e malgrado il tremendo effetto distruttivo ottenuto, replicarono solo pochi giorni dopo su un'altra città giapponese, Nagasaki. 

Non è quindi il fatto in sè che va ricordato, quello va appreso e poi possibilmente va dimenticato perchè dimenticarlo negli aspetti particolari e contingenti, ci permette di concentrarci sugli insegnamenti di carattere più generale.
Ricordare questo evento come se si trattasse di un qualcosa di unico nella storia dell'umanità ha l'effetto di rincretinire l'opinione pubblica, non solo non insegna, ma addirittura ha l'effetto opposto, di annullare la capacità critica. 

La shoah, come qualsiasi altro evento storico non può che costituire un pezzo di una consapevolezza storica ben più ampia che inevitabilmente ha forti elementi soggettivi. 

Ogni occasione di dibattito è benvenuta, e se la ricorrenza serve a questo, va tutto bene, ma oggi non mi pare che sia così, l'attenzione viene al contrario focalizzata sullo sterminio degli ebrei, ma non sembra così chiaro che questi eventi vanno ricordati come esempio e metafora del male di cui l'umanità si può rendere colpevole.

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