martedì 5 maggio 2015

LA NUOVA LEGGE ELETTORALE E LA LEGGENDA DI RENZI DECISIONISTA

Leggo che Renzi avrebbe fatto approvare una legge elettorale a sua misura, norme che gli possano permettere di rimanere al potere. 
Trovo questo punto di vista un errore molto grave, una incomprensione della fase politica in cui ci troviamo...

Tentiamo di ricostruire la cronaca politica del 2014. Dopo che alla fine del 2013 Renzi diventa segretario del PD (ma soprattutto, seguendo un regolamento palesemente assurdo di questo partito, si assicura la maggioranza degli organi statutari decisionali), egli assicura Letta di "stare sereno" a godersi il ruolo di premier. Nel frattempo, avvengono due fatti, l'uno il viaggio di Renzi negli USA e la sua visita ai Clinton, e successivamente il viaggio di letta in medio oriente dove stipula alcuni accordi commerciali a nome dell'Italia. 
Dopo pochissimi giorni, Letta, non senza aver prima tentato di resistere, decide infine di dimettersi. Quale pressione, evidentemente notevole, abbia subito, non è dato sapere, probabilmente il suo sostenitore Napolitano gli comunicò di averlo dovuto mollare, ma mi pare inevitabile mettere in relazione quei due eventi di cui dicevo con la caduta del governo Letta. 
Mi pare quindi di un'evidenza indubbia che l'avvento di Renzi al governo sia un'iniziativa maturata all'estero, insomma negli USA, dove per qualche motivo il comportamento di letta in medio oriente è suonato come uno schiaffo ricevuto, e dove le pressioni della lobby Clinton, assieme a quella Bush la più forte degli USA, si erano fatte sempre più forti. Napolitano, che pure aveva sinceramente puntato su Letta, sulla base della sua lunga esperienza e sulla sue numerose e importanti frequentazioni, ha riconosciuto che non si poteva più resistere, le pressioni sarebbero presto diventate insopportabili, e quindi ha ceduto. A Letta a questo punto non rimase alcuna scelta. 

Veniamo ora al punto. Ciò che io scorgo, è che si è formata su Renzi una leggenda, un equivoco enorme su chi sia questo personaggio. Suggestionati dallo stile così tranchant del personaggio, si è pensato che egli sia un decisionista, addirittura un temerario, pronto a lottare contro i mulini a vento. 
Niente di più falso, il ragazzo fiorentino è una persona ubbidiente e diligente, egli esegue gli ordini che riceve, e siccome la furbizia non gli fa difetto, fa lo spaccone solo con nullità come Bersani che c'è stato più di un anno a capire con chi aveva a che fare, convinto sino a poche settimane fa che "la ditta" si poteva ancora salvare, che Renzi avrebbe mediato. 

Renzi ha due caratteristiche preziose per un politico, è un grande comunicatore nello stile di Berlusconi con grande impatto mediatico, e si sa fare i conti velocemente, capisce subito dove si deve cedere e dove invece bisogna caricare senza mediazione alcuna. L'errore che non dobbiamo compiere è quello di attribuirgli una strategia, una capacità di proposta politica che egli con tutta evidenza non ha. Non dico che gli atti che compie siano fatti a casaccio, essi in verità corrispondono ad una precisa strategia, ma il punto è che non si tratta di farina del suo sacco, egli è il mero esecutore, e questo ruolo bisogna ammettere che lo svolge con solerzia ed indubbia efficienza. 
Così, anche in tema di riforme, egli agisce in conto terzi, e per questo dico che è fuorviante credere che egli si faccia leggi ad personam, quello era berlusconi che comunque era in grado di mantenre un certo margine di autonomia rispetto al quadro internazionale. 
Con Napolitano che nel 2011 prende direttamente nelle proprie mani l'iniziativa politica, l'Italia smette di essere un paese sovrano, si consegna all'unione europea sotto lo sgaurdo benevolo degli USA. Tutto ciò che succede in Italia a partire da quella data, deve essere considerato sotto questa prospettiva, il tradimento da parte di gran parte del parlamento del proprio mandato di esercitare il proprio potere in nome del popolo italiano, a favore di poteri stranieri e contro gli interessi nazionali come i dati economici di qualsiasi tipo spietatamente mostrano. 

Renzi rappresenta soltanto il terzo tentativo che Napolitano espletò per trovare un efficiente esecutore del piano internazionale di globalizzazione e di distruzione delle sovranità nazionali perchè i magnati della finanza globale possano trattare gli stati come loro pari, ciò che io definisco il processo di privatizzazione degli stati. Questo tentativo sembra riuscito, così Napolitano si è potuto risparmiare un quarto tentativo ed ha potuto dare le dimissioni, sennò ci saremmo trovati ancora oggi questo inquilino al Quirinale finchè la missione non si fosse compiuta. 

L'errore sta quindi nel credere che queste riforme servano a Renzi per mantenersi al potere. Con tutta evidenza, non esiste legge elettorale che possa dargli questo tipo di garanzia. Come è ovvio, dare il 55% dei seggi al un partito in sè non assicura nessuna stabilità, almeno finchè vige il principio dell'assenza del vincolo di mandato. Quel partito può subire scissioni e defezioni che determinerebbero la fine della maggioranza con conseguente crisi di governo. Ciò è particolarmente vero ai nostri giorni, in presenza di un evidente crisi dei partiti che io chiamerei addirittura loro dissolvimento. Siamo nell'età del leaderismo e quidni del personalismo. Come una maggioranza si coagula attorno a un leader, così un'opposizione si può coagulare invece che in un partito, semplicemente attorno ad una persona che si propone come nuovo leader. Questi leaders, per la loro natura mediatica, perchè non sono sede del potere ma solo loro tramite, hanno tendenzialmente un alto grado di labilità, rischiano sempre di cadere appena il loro ruolo non è più considerato sufficientemente utile o quando si appanna il loro fascino mediatico. 
Dobbiamo quindi capire che l'operazione che Renzi porta solo un passo più avanti, essendo partita da lontano, non riguarda semplicemente  e neanche principalmente le regole elettorali, ma l'ideologia sottostante, il fatto che Renzi abbia sin dall'inizio dichiarato che a lui interessa che già il giorno dopo si sappia quale sarà il premier, questa svolta decisionista che mette costantemente la cosiddetta governabilità davanti alla rappresentanza. Ad esempio, nelle mie frequentazione nell'ambito della sinistra, vedo che questo principio ha fatto già breccia, si considera un valore sapere il giorno dopo le elezioni chi governerà. Come spesso capita, la legge si limita a sancire e quindi anche a confermare ciò che è diventato buon senso. 
Analogamente una legge come questa sancisce il ruolo ai limiti di orpello estetico del parlamento, ed anche qui si fa un ulteriore passo in questa direzione, visto che già oggi si racconta una barzelletta quando si afferma che il parlamento è sede dell'attività legislativa, visto che più del 99% delle leggi è di iniziativa governativa, sempre più spesso con lo strumento della fiducia che sacrifica vieppiù il ruolo delle camere, visto che impedisce perfino il libero dibattito. Il parlamento è oggi simile all'impiegato che appone i timbri alle carte che il suo capufficio gli passa, nulla di più. 
Infine, e ciò dimostra davvero in maniera inconfutabile che questa legge non corrisponde agli interessi di nessun italiano, e quindi neanche di Renzi, va nel solco di un trasferimento dei poteri una volta privilegio della sovranità nazionale verso organismi più o meno tecnocratici globali (ome riflesso anche nel passaggio lessicale da "governo" a "governance"). La governabilità viene invocata considerando sempre il contesto globale, la necessità al fine di essere competitivi, di assumere decisioni in maniera veloce. 

Questa finta democrazia che viene inscenata nell'occidente corrisponde ad una nuova forma di dispotismo. Anche qui, è sbagliato parlare di deriva autoritaria come se vi fosse il pericolo dis civolare verso isitutizoni francamente fascistoidi. Al potere transnazionale quel tipo di sistema politico non va bene, ciò che è richiesto è proprio questo sistema, non siamo nell'anticamera del dispotismo futuro, ne siamo già dentro, ne siamo già completamente dentro, e non è un caso che ciò che avviene attorno a noi difficilmente potrebbe essere peggio rispetto a come è già.

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