giovedì 5 febbraio 2015

NUOVI EQUILIBRI NELL'UNIONE EUROPEA

Con la decisione di ieri sera da parte di Draghi di non concedere liquidità aggiuntiva alle banche greche, mi pare che l'establishment europeo abbia messo in campo le sue armi senza ulteriori indugi. 
Aggiungerei però che per quanto ne possa capire da profano delle regole europee, queste armi sembrano essere molto efficaci, ma anche le uniche davvero a disposizione di chi ha dettato finora la linea in Europa. Non vedo, ma forse qualcuno mi potrà illuminare in proposito, quale escalation si potrebbe attuare. 

Si potrebbe quindi concludere che se il governo greco riuscisse, non so come, a contrastare queste misure della BCE, allora avrebbe vinto la sua battaglia e forse anche la guerra. 

In attesa di capire quali mosse siano in grado di mettere in campo i due opposti schieramenti, unione europea da una parte, e governo greco dall'altro, può essere utile fare un quadro della situazione...

Chi ha pensato prima e contribuito poi a costruire le strutture comunitarie europee, puntava su un ragionamento che oggi possiamo tranquillamente affermare essere del tutto fasullo, che cioè lo stesso stare assieme, avrebbe generato uno spirito nazionale europeo. 
Si è trattato di un evidente azzardo. Con una metafora potremmo dire che una serie di persone che nel passato hanno tra loro bisticciato apparentemente per questioni di interesse, possano poi riuscire a convivere d'amore e d'accordo soltanto creando interessi comuni. Purtroppo, la vita ci insegna che non è così che, come nei rapporti interpersonali ci sono questioni caratteriali che non sono eludibili, allo stesso modo a livello di comunità, ci sono tradizioni culturali che allo stesso modo non sono eludibili solo richiamandosi alla buona volontà e neanche imponendo la semplice contiguità in organismi comuni.

Questi ingegneri dell'Europa non hanno capito che una convivenza serve ad esplorare le possibilità di condivisione, ma tale esplorazione deve avvenire in tempi ragionevolmente brevi, perchè, in questo interregno tra il tenere legati a regole comuni partners con interessi separati e e il passare alla fase successiva di interessi coincidenti (la struttura statale federale), gli spiriti nazionali continuano a funzionare. 

I primi anni novanta, col crollo del muro di Berlino e dell'impero sovietico hanno visto un'improvvisa accelerazione delle iniziative per una maggiore integrazione europea. Qui, una classe politica europeista anche sul piano ideale, supportata anche da robusti interessi di autoperpetuazione di una nascente burocrazia europea, e soprattutto dalla nascente tendenza alla globalizzazione della grande finanza e del capitalismo in generale, ha scritto l'accordo di Schengen, quello di Maastricht, il successivo accordo sulla moneta unica, ed il tentativo di costruire una pseudo-costituzione europea, poi fallita clamorosamente e in tutta furia declassata a trattato europeo. 
Scelte sbagliate, più temerarie che coraggiose, ed oggi ci troviamo tra le mani i cocci dell'europa a seguito di quelle infauste decisioni. 
Io credo oggi che le previsioni più lucide sulle conseguenze di quelle decisioni le abbiano fatte i grandi capitalisti che hanno capito quanto un'Europa convivente con nazioni ancora perfettamente strutturate avrebbe consegnato a loro l'intera economia europea permettendogli di farne scempio a loro piacimento. La classe politica credo che abbia semplicemente sbagliato i propri calcoli di natura geopolitica. In particolare, risulta clamoroso l'errore nell'equilibrio dei poteri tra la Germania riunificata e la Francia. Nessuno di loro calcolò quanto forte sarebbe risultato il ruolo di una nazione tedesca che conta più di ottanta milioni di persone, e quindi è di gran lunga la nazione più popolosa, con la rinascita di un novello spirito pangermanico, seppure in forme finora pacifiche. Altrettanto errata fu la previsione sul ruolo della Francia, sempre più timida verso la crescente influenza tedesca, col concomitante decrescente coinvolgimento del Regno Unito e le crescenti adesioni di paesi dell'ex-oltre cortina, che trovarono presto più consone alle loro tradizioni (il tradizionale spirito mitteleuropeo a fronte di quello anglofrancese). 

Il risultato di tutto questo è che i poteri europei sono stati consegnati interamente alla Germania, che ne dispone completamente. Il paradosso di tutto questo è che l'entità statale che ha il più forte spirito nazionale, quella tedesca, si trova a dirigere l'unione europea che teoricamente dovrebbe liquidare le separate entità statali. 

Insomma, solo un pazzo oggi può veramente credere che la UE rappresenti un passo avanti per la costruzione della Federazione europea, una vera e propria entità statale multinazionale, la UE rappresenta al contrario con tutta evidenza l'affossamento storico di quel progetto. 

Essa rappresenta soltanto un'arena in cui le forze delle separate nazioni europee si confrontano, è cioè il luogo in cui si esercita senza freno alcuno la competizione tra i sistemi nazione. Qui, bisogna su questo punto essere chiari, non è più questione esclusiva di moneta comune, qui è l'intera unione europea che entra in crisi, il cui ruolo va ripensato e a mio parere limitato, garantendo finchè è possibile il libero trasferimento delle persone tra le nazioni europee, che rimane il risultato veramente prezioso che l'esperienza europea ci ha consegnato e che dovremmo perciò gelosamente custodire.

Tornando all'attualità, dall'analisi che tentavo di tracciare, sembra conseguente che la Germania, svolgendo il ruolo egemone, farà di tutto per mantenere in funzione le strutture europee, comprese quelle di natura monetaria. Non v'è dubbio che durante l'evolversi della crisi economica mondiale, la Germania ha tratto enormi vantaggi dalla sua maggiore capacità a rispondere alle problematiche della crisi, riuscendo ad essere nettamente più competitiva rispetto ai suoi partners europei. Questo punto è quello che ogni politico europeo dovrebbe tenere in evidenza, perchè esso rappresenta anche il punto debole tedesco, la Germania minaccia fuochi e fiamme, ma si tratta di un bluff, in verità la Germania non può creare danni alle altre nazioni, non certo maggiori di quelli che ha già arrecato in questi ultimi anni.
Credo che sia questo il criterio che sta ispirando questi primi giorni di vita del governo greco di Tsipras. di fare come ha fatto la germania, utilizzare fino in fondo la UE non come cosa comune e sede di solidarietà, ma luogo da sfruttare a proprio esclusivo vantaggio nazionale. 
La decisione della BCE sembra appunto costituire l'ostacolo frapposto alla grecia nel suo tentativo di rimanere dentro la UE e la moneta unica senza dovere sottostare ai diktat della Troika. Il punto è che uno dei tre membri della troika è la BCE, che ha dalla sua parte per intero il manico di un potente coltello, la disponibilità della moneta, e che sembra volerlo usare pienamente evidentemente sotto dettatura del governo tedesco. 
Tsipras ed i suoi ministri dispongono di un potere negoziale modesto, a causa dei cedimenti dei governi che l'hanno preceduto, e che hanno consentito alle banche francesi e  tedesche di riscuotere i loro crediti, inguaiando nel contempo le banche nazionali greche. 
Se io fossi greco, chiederei la messa in stato di accusa di Papadopulos e di Samaras per alto tradimento, perchè proprio essi sono i colpevoli di aver disarmato la grecia nei confronti dei tedeschi. 
Non credo che la Merkel si faccia illusioni sulla possibilità di convincere Tsipras ad obbedire ai diktat della troika, credo che ella voglia solo spingerlo ad uscire dall'euro, allo stesso modo di come Tsipras non vuole convincere la Germania a cambiare la propria politica economica di rigore, ma costringerla invece ad uscire essa dall'euro, questa mi pare la posta in gioco, come separarsi tra Germania e Grecia sul piano monetario, chi insomma può ancora godere dei vantaggi dello stare assieme. 
Renzi, Hollande, e gli altri partners europei critici verso le politiche tedesche, dovrebbero capire quale sia la posta in gioco. Dovrebbero cioè rendersi conto che la posizione della Germania, apparentemente fortissima, è in realtà estremamente fragile, perchè per questi avere la stessa valuta con paesi tradizionalmente meno efficienti (come sistema paese), è un vantaggio di cui difficilmente possono fare a meno.
Oggi, spetterebbe proprio a Renzi fare la voce grossa nei confronti della Merkel e dello stesso Draghi per aiutare la Grecia imponendo l'erogazione della liquidità richiesta alle banche greche. Hollande, magari malvolentieri, si dovrebbe aggregare, e il gioco sarebbe fatto. 
L'alternativa è lasciare l'iniziativa a frau Merkel che fingerà come ha sempre fatto di cedere qualcosa, quando invece concede solo ciò che fa comodo alla propria nazione. Il QE di Draghi ha oppositori ottusi in germania come il capo della Bundensbank, ma ha un sostenitore dietro le quinte nella stessa Merkel che è un poltico molto abile. Concessioni sul fiscal compact ed anche sulla regola del 3% nel rapporto deficit/PIL ne concederà sempre, nessun ricattatore uccide i propri ricattati, e sarebbe un errore fatale se Renzi pensasse o solo volesse che noi pensassimo che si è trovato un compromesso con la Germania. 

Queste valvole di sfogo al rigore monetarista di tradizione tedesca sono il modo più coerente ed efficiente per attuare la volontà tedesca, e quindi siamo ancora in attesa che Renzi dimostri il suo decisionismo anche in ambito europeo.

1 commento:

  1. Sembra che la decisione della BCE non pregiudichi il funzionamento dlele banche greche, ma le metta nella condizone spiacevole di accedere ad una procedura d'emergenza che richiede proroghe bisettimanali. Insomma stanno sotto ricatto, e naturalmente lo è anche il governo greco. Swembra altresè che i governanti greci se l'aspettassero, nulla di imprevisto e quindi nulla di così grave

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