lunedì 26 gennaio 2015

LA VITTORIA DI SYRIZA E L'UNIONE EUROPEA

Ieri, scrivevo su fb: 

"Una riflessione a caldo sulle elezioni in Grecia, quando ancora gli scrutini sono in corso ed ancora non si sa se Syriza avrà la maggioranza assoluta, un dato fondamentale perchè consentirebbe a Tsipras di non dovere contrattare con altri partiti l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'unione europea.
Una cosa la possiamo però dire subito, si tratta di un grande risultato dal punto di vista della democrazia.
Non sono bastate le minacce di Junker, dello stesso Draghi, per non parlare del vero e proprio fuoco di sbarramento dei tedeschi, il popolo greco ha votato secondo coscienza decretando proprio per quel partito che l'Europa tentava di demonizzare. Forse, sarà possibile che le strutture democratiche nazionali non si arrendano all'eurocrazia succube dei poteri finanziari globalizzati.
Da domani, avremo tempo di sentirci delusi degli atti politici di Tsipras, ma oggi festeggiamo la democrazia."

Ora che sono trascorse alcune ore, vorrei fare qualche considerazione aggiuntiva, che sia più politica. 

La domanda che circola oggi negli ambienti di opposizione è se la vittoria di Syriza in grecia possa aprire nuovi spazi politici, proponendo nuovi equilibri in ambito europeo. 
La mia risposta è piuttosto pessimistica. Mentre sono già partite ipotesi complottistiche, secondo cui Tsipras sarebbe stato messo lì dai soliti poteri forti per concentrare su di sè e poi lasciare inutilizzato il consenso ricevuto da parte del fronte della cosiddetta "altra europa" che tra l'altro non è ben chiaro in cosa consista. 
Ho voluto citare anche queste voci, ma non è che ci creda, al momento non posso che ritenerle del tutto infondate. 

Una cosa invece risulta subito chiara, che oggi Tsipras si trova solo come prima delle elezioni a fronteggiare la politica di austerità imposta dalal Germania all'unione europea. Certamente, ora che siederà al tavolo dei capi di governo, avrà molti più strumenti e potere, ma egli rimane in ogni caso solo. 

Lo so che fioccano oggi gli attestati di stima da vari leaders europei, ma se io fossi Tsipras, starei ben attento a guardare con un certo distacco queste offerte di comunanza, rischiano di essere avvelenate. Consideriamo il caso significato che ci riguarda, quello di Renzi.

Per chi ancora non l'avesse capito, sono i Clinton ad avere messo Renzi a capo del governo italiano (tanto che per convincere Napolitano, gli hanno scagliato contro quel pitbull di Alan Friedman). L'operazione che vogliono compiere, è quella credo condivisa da tutta la classe dirigente USA, di mettere alle strette la germania della Merkel, mettendola in minoranza, ma mai sino al punto di farla uscire dall'eurozona e meno che mai dalla UE, cosa che secondo me i tedeschi come ultima ratio, contemplano già adesso. 
Gli USA non si fidano della Germania (a giusta ragione, quello tedesco è davvero un popolo, con una classe dirigente patriottica, non come la nostra, pronta a calarsi le braghe in qualsiasi momento a semplice richiesta degli americani). 
Si svolge così tra USA e Germania un gioco complesso, per cui entrambe le parti vogliono usare la UE ai propri fini. Gli USA concepiscono l'unione europea come una coalizione di stati sotto la supervisione americana, una delle parti più importanti del loro impero, mentre la Germania sta nell'unione europea per dettare la linea, insomma per esercitare la propria leadership, una specie di superGermania. La Germania ha da quando è stato istituito l'euro un vantaggio ulteriore, quello di favorire le proprie esportazioni consentite dal cambio fisso e senza trasferimenti tra le differenti aree UE.
Renzi deve svolgere una missione complicata, spostare l'asse della politica economica della UE (dare il cambio agli USA nell'immissione di liquidità nel sistema finanziario globalizzato sempre sull'orlo del fallimento), ma senza causare strappi con la Germania. Da questa linea, Renzi non si discosterà mai, così se Tsirpas vuole, può solo assecondare questo piano ed allora andranno d'accordo, ma se volesse davvero incidere più profondamente, allora nessuno lo seguirà, almeno nessuno degli attuali governanti europei. (vedremo poi se Podemos vincesse le elezioni in Spagna, al momento è solo un numero sulle tabelle rilasciate dagli istituti di statistica spagnoli, nulla di più).

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