lunedì 12 gennaio 2015

UNO SGUARDO DIFFERENTE SUI FATTI DI PARIGI

Ci siamo. Dopo che sono trascorsi alcuni giorni dall'attentato di Parigi, si è tenuta ieri una oceanica manifestazione a Parigi con la parola d'ordine di lotta al terrorismo...

Terrorismo è una delle parole maledette di questo inizio di millennio, in cui il significato della parola si è andato allargando fino ad includere tutte le azioni considerate malvagie, anche quando sono evidentemente delle azioni di guerra, quindi una sorta di guerra sporca, di una guerra peggiore della normale guerra. Così, le azioni degli eserciti occidentali non sono mai terroristiche, anche quando uccidono civili inermi, ad esempio quando un drone sgancia bombe distruggendo abitazioni di privati inermi. In quel caso, non si tratta di terrorismo, ma solo di errori, e così l'occidente viene automaticamente assolto dall'accusa di terrorismo.
Il risultato è che la lotta al terrorismo significa in sostanza la lotta ai nostri nemici, ai nemici dell'occidente.
Partendo da questo presupposto, e cioè che quanto è successo a Parigi abbia una natura esogena rispetto all'occidente, il contesto è pronto per ricreare la consueta e stantia contrapposizione tra coloro, le destre, che sostengono che l'intero Islam è, fosse anche solo allo stato potenziale, il problema dell'occidente, il mondo a noi avverso, e chi, il resto dello schieramento politico al potere (in europa quindi il blocco sempre più compatto tra partiti popolari e partiti socialdemocratici), sostiene al contrario che il problema è limitato a frange estreme di natura appunto terroristica e che al contrario l'Islam nel suo complesso, è un nostro, anche qui magari solo allo stato potenziale, alleato. 

Prima di entrare nel merito del perchè ritengo che questa contrapposizione costituisca una risposta elusiva ai problemi che abbiamo di fronte, è bene rimettere a posto la questione dei rapporti tra religioni monoteiste e le società di democrazia liberale.
E' inutile girarci attorno, e qui ho l'esigenza anche di essere sintetico, la democrazia liberale a partire della rivoluzione francese ha potuto affermarsi come sistema politico occidentale perchè ha vinto contro il cristianesimo una guerra fondamentale. Una religione monoteista, in quanto portatrice di un suo sistema etico, non può venire a patti con la legge, ogni legge che lede l'etica religiosa è oggettivamente antireligiosa. La convivenza pacifica tra i due sistemi di pensiero è possibile solo perchè la religione cristiana si è secolarizzata, una specie di armistizio in cui la religione accetta di adattarsi alle mutate condizioni ambientali come del resto ci mostrano mirabilmente gli ultimi potenfici cattolici, Ratzinger, che tentava di opporsi e per questa ragione ha fallito su tutta la linea fino alla decisione irrituale di dimettersi, e Bergoglio che al contrario trionfa perchè ha accettato di secolarizzarsi, innanzitutto mutuando dal contesto culturale il linguaggio inteso in senso lato, di esporsi mediaticamente con la parola d'ordine di rendersi uno di noi, un cittadino in mezzo ad altri cittadini, dismettendo clamorosamente i simboli di ieraticità che lo distanziavano dalla gente comune.
La chiesa cattolica ha semplicemente ceduto su molti dei suoi principi fondanti, e così può continuare ad esistere ed a svolgere le sue attività pseudoreligiose.
Tale processo di secolarizzazione non ha avuto equivalenti per i musulmani, tant'è che il mondo vede ancora oggi tanti stati teocratici, e tutti, guarda caso, appartenenti al mondo islamico. Per inciso, forse anche Israele tende oggi a divenire uno stato teocratico, ed il fatto che le regole della democrazia liberale potrebbero essere abbandonate in favore delle regole della religione ebraica, fa davvero paura, per la stessa natura dell'ebraismo, uno stato così potrebbe divenire l'esempio più estremo di teocrazia.

Credere quindi che l'Islam possa convivere senza problemi con uno stato di democrazia liberale, è una pia illusione o una aperta menzogna da dare in pasto ad un'opinione pubblica smarrita ed impaurita. 

Il processo di secolarizzazione delle religioni musulmane non è stato mai intrapreso e non si vede davvero come taluni possano darlo per scontato. Ciò, dovrebbe essere superfluo precisarlo, non significa che i musulmani siano neanche potenzialmente dei terrorristi, ma semplicemente che essi sono oggettivamente in una situazione di conflitto con le società occidentali, e tale conflitto che resta allo stato potenziale se vi è separazione fisica tra Islam e occidente, si esacerba quando si viene a contatto, quando il peso dell'autorità statale si esercita all'interno della stessa nazione, e con l'aiuto del suo peso militare viene ad essere esportato negli stessi paesi musulmani.

Ma torniamo alla questione centrale ed a quella che ho definito "una contrapposizione elusiva". La trovo tale perchè le due tesi, seppure contrapposte, coincidono su un punto che invece io ritengo errato, che cioè siamo di fronte ad un problema esogeno, che è l'Islam che proietta su di noi i suoi effetti, o per problemi interni al suo mondo, o semplicemente per una intrinseca incapacità ad apprezzare il nostro prezioso mondo occidentale. 
La verità invece è tutt'altra, il rapporto con l'Islam nelle sue varie articolazioni, coi suoi effetti, non fa che mettere in luce o anche esaltare una crisi tutta endogena, propria dell'occidente. 
La verifica viene dal preoccupante fenomeno dei foreign fighters che non è certo marginale (si parla per tutta l'Europa di cifre dell'ordine dell svariate migliaia di individui). Essa mostra con tutta evidenza la carenza di attrattività che la società occidentale mostra nei confronti delle nuove generazioni. I nostri figli, pur facendo ampiamente uso di oggetti e concetti propri di queste società, non se ne sentono parte integrante, fino difatti ad odiare questa società e questa cultura in cui pur sono nati. 
Questa carenza di attrattività è condivisa da figli e nipoti di italiani e da figli e nipoti di arabi, ma da’ risultati differenti soltanto perchè la cultura familiare nel primo caso coincide con la cultura sociale, nel secondo se ne differenzia magari anche di poco, quanto basta tuttavia per porsi come una possibile alternativa.
E del resto, che le nostre società occidentali siano in profonda crisi lo sappiamo bene, non è che dovevamo aspettare il sanguinoso attentato di Parigi per rendercene conto. La crisi è molteplice, è crisi economica, è crisi geopolitica con gli USA che vanno inseguendo quegli stessi paesi che una volta egemonizzavano, tanto da far temere, dopo tanti decenni in cui si era smesso di parlarne, di una possibile terza guerra mondiale, di crisi di valori e di crisi esistenziali dei singoli individui. 
Dobbiamo dirlo, il liberalismo col suo universalismo vuoto di valori, con la sua pretesa di fare della morale un affare privato, con la negazione contro ogni evidenza sperimentale della dimensione collettiva, di come la nostra stessa mente è forgiata dal contesto sociale, ha lasciato le singole persone preda del primo capitalista di turno che con la potenza dei suoi mezzi finanziari e mediatici ci ruba l'anima, la nostra capacità critica, la nostra stessa individualità. 

Ci sarà qualcuno che in Italia oserà proporre ciò che davvero ci serve, l'uscire da questo circo di pazzi che è diventato il mondo globalizzato per ricostruire uno spirito nazionale affinchè tutte le nazioni possano fare lo stesso e affinchè anche i musulmani possano continuare a vivere da musulmani senza essere depredati e bombardati da non richieste operazione di salvataggio democratico?

Nessun commento:

Posta un commento