giovedì 6 novembre 2014

A PROPOSITO DEGLI ECONOMISTI

Lo specialismo è proprio una cattiva bestia. 
Per specialismo, intendo riferirmi a quell'atteggiamento mentale che deriva dall'essere parte di un microuniverso di competenze specialistiche e dal rimanervene prigioniero. La  conseguenza è una ridotta se non nulla capacità di reale dialogo con i non iniziati, mentre il dialogo tra iniziati finisce per non costituire più un vero dialogo, diventando di fatto lo scambio di messaggi rassicuranti sull'appartenere a quello stesso microuniverso specialistico. 
Ciò diventa particolarmente vero nel caso degli economisti. Si resta sbalorditi nel constatare come costoro non siano in grado di prendere atto di una cosa eclatante sul piano sperimentale, quello insomma della realtà fattuale, che non esiste fenomeno economico rilevante che sia stato minimamente previsto in base all'applicazione delle teorie economiche esistenti. A posteriori certo, le teorie appositamente applicate e magari modificate ad hoc, danno spiegazioni esaurienti, a volte perfino affascinanti nella loro capacità narrativa, ma tutto questo è possibile solo dopo che le cose si sono già verificate...

Ciononostante, gli economisti sono talmente affascinati dalle loro teorie, dalle loro equazioni, dai loro grafici, che non smettono di zittire chi obietta da un punto di vista non specialistico. 
A questo proposito, mi pare possa risultare di qualche interesse il recente scambio di opinioni avuto presso un blog di economia che io considero estremamente utile per migliorare le mie conoscenze sulla materia e di cui penso dovremmo essere grati ai curatori, che potrete leggere qui
Come potrete constatare da voi, la discussione si è chiusa quando è stato fatto riferimento ad un articolo citato non come un utile riferimento per favorire un chiarimento più approfondito, ma come un musulmano potrebbe citare il Corano, la parola definitiva sull'argomento. 
Insomma, a questi bloggers a cui sono debitore per le informazioni preziose che forniscono su articoli altrimenti difficilmente reperibili, addebito una dose piuttosto alta di dogmatismo, lo sposare una certa teoria economica e finire con lo scambiarla con la verità assoluta. 
Di peculiare quando si parla di economia, rimane un fatto che ripetutamente ribadisco, la sua tendenza nel mondo contemporaneo a sottrarre alla politica il suo primato. Il migliore economista, soltanto per il fatto stesso di non partire dalla politica, finisce inevitabilmente per giungere a conclusioni affrettate se non apertamente errate. 
Vorrei in un prossimo post riprendere questo tipo di argomenti ed avrò così l'opportunità di evidenziare lì il ruolo insostituibile della politica. Intanto vi raccomando la lettura di articolo e relativi commenti al link che vi ho segnalato. 

1 commento:

  1. Per una dovuta precisazione. L'articolo citato l'ho poi letto, ed in sostanza egli dice che finchè il denaro non circola non cre inflazione, cosa che ovviamente condivido.
    Il punto è che noi vorremmo che questo denaro circolasse per stimolare l'attività economica. Proprio in una tale eventualità, la liquidità pregressa, apparentemente innocua, proprio perchè posteggiata nei circuiti bancari, potrebbe costituire quella zavorra che con la sua grande inerzia potrebbe squilibrare la situazione come tentavo di illustrare con la metafora del treno.
    E' sul piano politico che questi economisti perdono la bussola, non riescono insomma a interpretare nella maniera corretta scelte come quella di salvare il sistema bancario.
    La questione è complessa, ma spero di occuparmene presto.

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