domenica 13 aprile 2014

IL NUOVISMO DI RENZI

Renzi, certo inconsapevolmente, ha pronunciato una frase che si può considerare storica, quando ha affermato che una sinistra che non cambia, diventa destra...

Lo è all'interno di quella che risulta la caratteristica prevalente dell'intero pensiero occidentale, quello che vede la storia dell'umanità come un continuo progresso, e che quindi si traduce in un giudizio in qualche misura automaticamente positivo del cambiamento, con la proposizione in funzione fondamentale della dicotomia nuovo/vecchio. Quando Renzi attribuisce alla sinistra un carattere nuovistico, non solo compie consapevolmente un atto politco, condannando all'infamia l'opposizione all'interno del proprio partito senza doversi curare di argomentare nel merito dei cambiamenti che sono oggetto di diatriba, ma inconsapevolmente introduce un elemento che può minare alla base questa ideologia e quindi è come se mettesse a rischio lo stesso pavimento su cui egli e l'intero sistema politico poggia. In altre parole, per aggirare un ostacolo politico contingente, si richiama a un mito, forse al mito per antonomasia, del pensiero occidentale, quello che associa al futuro il miglioramento, e quindi riconosce nell'innovazione un fatto positivo in sè.
In effetti, è proprio questo mito che va sfatato, e c'è da porsi la questione se non sia in un'epoca così tempestosa, così critica, che questi dogmi occidentali vengano rimessi in discussione.
Entrando maggiormente nel merito, mi pare che proprio questi ultimi anni possano costituire una efficacissima argomentazione contro questo pregiudizio nuovista.
Senza andare tanto indietro nel tempo, se fissiamo come data di partenza l'insediamento del governo Monti, ed andiamo avanti fino ai nostri giorni, non v'è dubbio che le leggi introdotte sotto forma di riforme finalizzate al superamento della crisi abbiano invece sortito l'effetto opposto, peggiorando quegli stessi parametri che gli stessi riformatori ritengono i criteri a cui attenersi nel giudizio politico. Non solo, in tutto questo periodo, ormai lungo quasi due anni e mezzo, non si faceva altro da parte di costoro che annunciare continuamente la fine della crisi (quella espressione ormai abusata ed anche felicemente oggetto di parodia della luce in fondo al tunnel), salvo poi spostare in avanti continuamente il momento del raggiungimento di tale traguardo. 
Pertanto, che oggi Renzi dica che le riforme sono quelle che ci fanno uscire dalla crisi appare come un'espresisone del tutto gratuita, senza alcun supporto di fatto. Non solo quindi ogni cambiamento, ogni riforma ha ovviamente bisogno di essere giudicata nel merito e non in quanto riforma, ma abbiamo anche un'evidenza sperimentale che ci dice che le riforme, quelle liberisti e globaliste che ci vengono richieste da un ampio fronte politico (ma non solo politico, i giornalisti stanno in primissima fila in questa sollecitazione), hanno un effetto opposto a quello invocato. Basti citare il caso del debito pubblico, che è poi il primo problema dell'economia italiana, che è nel frattempo cresciuto non solo in proporzione al PIL, visto che questo diminuisce a seguito delle riforme, ma anche in cifra assoluta, il che fa riflettere sul carattere ideologico delle riforme, su cui non si demorde, pur in presenza di evidenze di segno opposto (richiamavo la metafora del medico che da' dosi crescenti di farmaci a un paziente pur in presenza di un peggioramento del quadro clinico, conducendolo infine alla morte). 
Intendiamoci, non è che io pensi che tutto debba rimanere immutato, ma constato in ogni caso che se fossimo rimasti fermi, saremmo comunque in uno stato di salute migliore di quello in cui ci troviamo. Del resto, su singoli provvedimenti, gli stessi  partiti che li hanno votati ora li ripudiano (vedi la famigerata riforma Fornero, come un esempio significativo).
Non sarebbe il minimo sindacale di saggezza entrare nel merito dell'aspetto ideologico che motiva le riforme prima di formularle e poi approvarle?

Ecco, l'occidente ha oggi bisogno di ripensare a molti aspetti dati per ovvii della sua cultura millenaria, e rimettere al centro della politica il rapporto con la realtà, con la natura, col mondo che ci circonda, abbandonando i deliri del distruttivo pensiero liberale. Chiunque oggi richiami il carattere nuovista di un determinato atto come un argomento che possa fornirgli la motivazione necessaria, dovrebbe essere subito zittito e diventare oggetto di ironia, ma a quanto pare i tempi non sono ancora maturi per una simile svolta nell'opinione pubblica.

4 commenti:

  1. Lorenzo, mi pare che tu soffra di un difetto d'attenzione, leggi ma perdi di vista il punto perchè attirato da determinati termini che ti fanno partire per la tangente. Bastava in effetti leggere il titolo per capire quale fosse il punto, ma tu non lo affronti per niente.
    Poi vedi, io parlo di ideologia occidentale, non di occidente, riesci a capire la differenza? Non parlo di un luogo fisico, ma di un pensiero che ormai permea il mondo intero, tanto che sarebbe davvero impossibile sfuggirne, bisogna combatterlo.
    Parlo del pensiero occidentale che include anche il marxismo-leninismo che tu attacchi come l'ultimo giapponese su una deserta e sperduta isola del pacifico.
    Mi chiedi cosa c'entri il liberalismo. Il liberalismo è la traduzione politica dell'illuminismo, e l'illuminismo è proprio basato sul mito del futuro: dimmi tu che non c'entra.
    Lorenzo, ti suggerisco di farti un blog in modo da avere il luogo dove esprimere le cose a cui tieni. Non è il massimo di onestà mentale prendere spunto da un qualsiasi post per parlare delle tue ossessioni. Qui, sempre se permetti, parlo delle mie ossessioni, e quindi il tuo appare come uno spam, simile a quello classico che pubblicizza un determinato articolo.
    Per chi mi leggesse da poco tempo, Lorenzo torna qui dopo una pausa piuttosto lunga senza raccogliere l'invito a suo tempo datogli di rimanere al punto, ciò che evidentemente non riesce a fare. E' solo per la sua ostinazione che mi rivolgo a lui in modo così diretto, non è un singolo episodio, Lorenzo fa così costantemente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Lorenzo,
      ti ricordo, sempre se l'avessi dimenticato, che io ho scritto un libro intitolato "L'ideologia verde". Venirmi a dire che è una cavolata parlare di ideologia occidentale non è carino, dire che non sei d'accordo invece è del tutto lecito. Lecito tuttavia non significa che tu sia nel giusto.
      Per me, ma non posso qui certo riassumere il mio libro, esiste un unico filo che lega l'occidente dai remoti tempi della Grecia e della nascita delle religioni monoteistiche, e che si basa su due fondamenti indiscussi, il concetto di progresso e quello di individuo.
      Tu invece ti dibatti tra Occhetto e Salvini, non credo che siano due piani che possano coesistere.
      Ti ripeto quindi l'invito, scrivi un tuo blog. Venire qui a parlare di Occhetto quando io parlo dell'occidente, o denota un deficit di comprensione, o una volontà di provocazione, e quindi dovrò mio malgrado nuovamente cancellare i tuoi commenti.

      Elimina
  2. Che ci sia della confusione da qualche tempo,nelle scelte di provvedimenti politici è innegabile.Sembra si vada per tentativi,sia nella formazione di governi in successione..ravvicinata,sia nella scelta dei provvedimenti adottati e adottandi.Richiamandomi anch'io alla metafora del medico,penso a certi medici che avendo cercato invano medicine risolutive,vanno un po a tentoni:"proviamo anche questa!".Un parere
    molto alla buona,il mio:abbiamo conosciuto periodi di largo e grasso benessere,un po artefatto e certo spinto da motivi prettamente mercantilistici,commerciali.Bisogni creati ad hoc per una società poco attenta e convinta di dover recuperare tutte e subito le privazioni cui era stata sottoposta in anni di
    crisi.E non ci siamo saputi misurare con una realtà di espansione incontrollata dei consumi:consumi di risorse naturali,di suolo,di idee.L'economia,mondiale,ha regole ferree e stritolatrici,e le politiche degli Stati non sempre avvertono per tempo i cambiamenti:Di sicuro da noi,in Italia questa consapevolezza non c'è stata.E correre ai ripari ci ha portati alla situazione attuale.lo so che il mio ragionamento ha poco di scientifico,ancora meno segue un pensiero filosofico,perchè non ho questa preparazione.
    Concordo nel fatto che ogni riforma debba essere proposta e provata con alcune premesse:gli obbiettivi da raggiungere ed il prezzo,in senso lato,che questo comporta.E le scelte sono ovviamente ideologiche.Spero solo di non aver travisato il tuo pensiero e di non essere ..fuori tema.Ho letto comunque con molta attenzione ed interesse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie dell'intervento, mi pare che siamo sostanzialmente d'accordo.

      Elimina