domenica 6 gennaio 2013

IL DIFFICILE CAMMINO DEL NUOVO POLO ANTILIBERISTA

Come ho annunciato in un recente post, ho deciso di aderire all'appello del gruppo che si è autocostituito sotto il nome di "Cambiare si può".
L'appello era finalizzato alla costituzione di un quarto polo elettorale che potesse rappresentare quella opzione del tutto alternativa al liberismo rappresentato in Europa e in Italia non soltanto dalle forze della destra che si riconoscono nel partito popolare europeo, ma anche nella socialdemocrazia. Tutti abbiamo potuto verificare come le posizioni di Hollande, del PD e di Napolitano, tre soggetti che dovrebbero ben rappresentare l'area socialdemocratica europea, stentino a differenziarsi in maniera percepibile da quelle di Monti e della Merkel. Apparentemente, la stessa dialettica democratica viene severamente mortificata dalla coincidenza pressocchè totale tra i due grossi tradizionali schieramenti politici europei.
Purtroppo, si registrano già oggi grosse difficoltà alla stessa presentazione delle liste elettorali. In sostanza le due princiupali anime della coalizione che si era provvisoriamente costituita, l'una costituita dall'arcipelago delle microformazioni della sinistra estrema, l'altra da associazioni varie tra cui spicca ALBA, un movimento che si è costituito da circa un anno e caratterizzato da un dichiarato e totale dissenso dall'organizzazione tradizionale dei partiti politici. Questo dissenso soprattutto sul tema organizzativo, ha finito con il determinare una vera  e propria divaricazione tra queste due anime, con la dichiarazione di disimpegno dal processo di costituzione del polo elettorale da parte del gruppo dirigente di ALBA...
Per quanto ne posso capire dal mio punto di vista, di chi si è cioè perso grtan parte del percorso e quindi non possiede tutte le informazioni necessarie, mettere assieme le debolezze croniche dei micropartiti con le debolezze sia di ALBA che dello stresso Ingroia, chiamato a svolgere il ruolo di leader, ha in un primo tempo operato cementando l'alleanza, ma alla lunga hanno finito per prevalere i partiti che per quanto micro, posseggono comunque una loro organizzazione. 
Sicuramente, Ingroia si è dimostrato un leader debole già nelle sue dichiarazioni iniziali con cui confessava condidamente di non avere competenze di economia, ma soprattutto nella sua continua offerta di alleanze sia al centrosinistra di PD - SEL, che al M5S. Della tendenza all'autoperpetuazione di un certo ceto politico dell'estrema sinistra italiana, credo che sarebbe superfluo aggiungere altro. Rimane da esaminare il comportamento di ALBA in tutta questa vicenda. Ebbene, dalle stesse dichiarazioni dei tre soggetti a cui era stata delegata la gestione dei rapporti nella coalizione, essi hanno avuto un atteggiamento da una parte rigido, dall'altro imbelle. Registrato insomma il ruolo crescente che i partiti intendevano assumere nella coalizione, invece di contestarlo chiamando in soccorso lo stesso potenziale elettorato di questa coalizione, si sono limitati a registrare il venir men0o di certe condizioni considerate essenziali, e si sono tirati fuori. 
Io trovo che vi siano aspetti perfino partadosslai in questa vicenda. ALBA si è infatti ritratta dalla coalizione in nome di una concezione della democrazia come partecipativa, dal basso, una pretesa di democrazia radicale, apparentemente inconciliabile con la pratica dei partitini in un primo tempo potenziali alleati elettorali. 
Il paradosso sta a mio parere nel fatto che questo stesso gruppo dirigente si è comportato come qualsiasi partitopolitico tradizionale, assumendo la propria decisione come vertice, e quindi nel contempo ignorando il fatto che la consultazione promossa da loro stessi si era conclusa con la netta prevalenza dei sì alla costituzione di questa lista comune. Ora, o era giusto promuovere la costituzione in nome di una democrazia esigente ed integrale, o non lo era, non andava promossa, e ALBA avrebbe sin dall'inizio fatto bene a comportarsi come un qualsiasi partito decidendo come gruppo dirigente. Io trovo cioè che ci sia un incoerenza di fondo nei comportamenti dei dirgienti di ALBA che dovrebbe far riflettere i coimponenti dui questa organizzaizone su quanto sia complesso il tema della pratica democratica, come sia facile trasformare la democrazia in democraticismo.
Personalmente, ritengo che comunque il tema della rappresentanza di un fron te antilioberista sia oggi la priorità assoluta, e che con gli atteggiamenti leaderistici e partigiani tristemente noti dell'estrema sinistra ci saranno tempi e modi nel prossimo futuro di fare i conti, e pertanto credo che i distinguo fatti oggi siano del tutto inopportuni e fuori luogo, e tenterò nel mio piccolo di impegnarmi ion questa impresa.

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