giovedì 1 novembre 2012

GRAMELLINI, GRILLO E I TALK-SHOWS

Stavolta, ci si sono messi assieme Grillo e Gramellini ad esagerare un dato che pure esiste, quello del senso di stanchezza e che fatalmente finisce col generare un sentimento di schifo per i soliti frequentatori dei talk-show, e particolarmente di quelli più politici...

Tutto parte dalla partecipazione di Federica Salsi, una "grillina" all'ultima puntata di Ballarò, che, preciso subito, io non ho visto. Grillo, col suo solito stile, ha aspramente criticato questa Salsi, sostenendo che la TV inoculerebbe una sorta di virus sollecitando una forma di esibizionismo personale in grado di distruggere perfino le motivazioni ideali che portano ad aderire al M5S. Si tratta di un'evidente esagerazione, si può coltivare il proprio narcisismo con una certa discrezione, evitando che possa influenzare così pesantemente le proprie scelte di vita. Grillo lo sa bene, ma deve, necessariamente deve, costituire un partito di perfetti sconosciuti che tali devono rimanere, perchè egli li vuole usare come uno strumento di questo movimento davvero bislacco dal punto di vista organizzativo. Forse non se ne resi neanche conto questi militanti, ma Grillo ha costruito una organizzazione che chiede anni di militanza attiva anche in ruoli di grande responsabilità, senza dare in cambio nulla a costoro, se non la soddisfazione di avere eventualmente amministrato onestamente qualche ente territoriale. L'elemento di anonimato è in questa visione essenziale, perchè tenta di impedire a costoro di sfruttare magari in altre organizzazioni politiche la notorietà eventualmente acquistata. Due mandati al massimo, e poi via a casa. 
Gramellini prende spunto da questa esagerazione di Grillo, e generalizzandola, la esagera ulteriormente. 
Così, Gramellini sostiene che Grillo vede bene nel denunciare i danni che la partecipazione ai talk-show televisivi può causare: peccato che Grillo sostenga che il danno viene fatto al senso di militanza dei suoi ragazzi, mentre Gramellini se ne va per i fatti suoi, sostenendo che invece il danno è d'immagine, non è che venga a suscitare un conflitto interiore tra militanza ed esibizionismo, ma semplicemente per il giornalista chi va in TV perde consenso. 
Chiarito quindi che la trovata retorica di Gramellini di agganciarsi a Grillo non ha riscontri obiettivi, visto che essi parlano di due aspetti totalmente differenti, appare del tutto esagerata questa pretesa corrispondenza quasi automatica tra apparizione televisiva e perdita di consenso tra gli elettori. Forse, sarebbe doveroso ricordare che il consenso i politicanti l'hanno perso da tempo, e vederli blaterare le cose più improbabili in uno studio televisivo, è solo un modo di rinfocolare un sentimento di schifo per costoro che appare del tutto giustificato e che non deve nulla al farsi vedere in TV. Vero certamente è che non ci sarà intervento TV che possa riabilitarli agli occhi della gente (meno male!)
C'è un altro appunto che va fatto a Gramellini, lì dove sostiene che tutto ciò non dipende per niente dallo specifico conduttore. Ciò è assolutamente falso, ho sempre odiato il Ballarò di Floris, in grande analogia con il "Porta a pPorta" di Vespa, ed infatti mi appaiono due trasmissioni costruite in maniera molto simile tranne in alcuni dettagli comunque significativi. Nel contempo, seguo in genere con piacere "L'infedele" di Lerner, come pure "Servizio pubblico" di Santoro, anche se questa prima puntata di ripresa mi è apparsa molto modesta, anche nella scelta quasi strampalata di ospiti in studio, si vedrà stasera. 
Quindi, almeno io faccio molta differenza tra un conduttore e l'altro, anche nel senso di tipo di organizzazione scelta (il conduttore non è solo un volto ed un modo personalizzato di fare parlare gli ospiti, la struttura del programma è forse ancora più rilevante). 
No, non credo con Gramellini che ci si perda ad andare in TV almeno sul piano della notorietà, in quanto nessuno può credere di risolvere i suoi problemi di gradimento con una partecipazione televisiva, ma pensate invece quanto possa essere utile se non indispensabile per chi si afafcccia sull'agone politico per la prima volta potere raggiungere tante persone contemporaneamente. 
Se davvero la sparata di Gramellini, del tutto in carattere col personaggio che ama queste esagerazioni, fosse vera, andrebbe completamente riscritta la letteratura nel campo della comunicazione.

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