martedì 7 agosto 2012

SULLE INTERVISTE DI MONTI

Come ormai dovrebbe essere ben noto a tutti voi, Monti in due distinte interviste si è reso protagonista di dichiarazioni che hanno suscitato molte polemiche. 
Mi occuperò prima dell'interevista a "Der Speigel", in cui egli sostiene che in Europa i governi debbano mantenere un certo grado di autonomia rispetto ai rispettivi parlamenti per andare verso un processo di integrazione europea forzando un sentimento che non sembra molto favorevole all'Europa. 
La grande stampa si è concentrata su due aspetti distinti mancando clamorosamente il punto centrale...

L'uno si può illustrare partendo dalle parole di Sergio Romano, ex-ambasciatore e da molti anni noto commentatore politico. Io vorrei pacatamente dire a Romano, che lo considero una persona intelligente, mi chiedo perché mai ci tenga tanto a passare per stupido, come farebbero credere le cose che egli dice con l'evidente scopo di difendere Monti.
Romano commette, o piuttosto finge di commettere, un errore classico, quello di scambiare diagnosi e terapia, da ragione a Monti perché egli individua negli scarsi sentimenti europeistici presenti nella varie nazioni d'Europa una delle principali cause delle difficoltà che siamo costretti a fronteggiare nell'eurozona, ignorando così che ciò che non va nell'intervista del nostro premier è la terapia proposta. Il punto è proprio questo e la gravità delle sue parole non può in alcun modo essere sottovalutata.
Il secondo aspetto, certamente di una sua importanza,ma comunque non centrale, che la stampa affronta, riguarda il soggetto che scatena la polemica nei confronti di Monti, nel caso in esame il mondo politico tedesco. 
Si può disquisire a lungo sulla pretestuosità delle critiche tedesche, ma in ogni caso resta il fatto incontestabile che nel merito della questione le critiche tedesche sono assolutamente corrette. 
Fatto questo, la stampa, e non solo la stampa, perché anche il mondo politico italiano fa lo stesso, tace. Peccato perché così rimane fuori quella che ho già chiamato la questione centrale, e cioè la sostanza delle dichiarazioni di Monti e la loro proiezione e influenza sulla situazione italiana.
Avrei insomma voluto che qualche giornalista si chiedesse il perché Monti parla come ha parlato  in questa occasione, se si tratta di una gaffe, di un episodio isolato, o se al contrario rappresenta pienamente il suo modo di concepire la politica. Ora, uno che diventa premier senza essersi mai curato di procacciarsi consenso elettorale, dovrebbe essere l'ultimo a parlare come egli parla. 
In realtà, viviamo in una finzione, nella pretesa senza fondamento che viviamo in un sistema democratico. 
Dal 2006, siamo praticamente in uno stato senza parlamento, sostituito da un'assemblea di nomina da parte della segreteria dei partiti, ed in questa situazione si è innestata l'iniziativa di Napolitano che ha imposto Monti come capo del governo. 
Voglio proprio sottolineare come l'insediamento del governo Monti avvenga in una situazione già patologica, in cui ormai le funzione legislativa è già stata ceduta al governo tramite la decretazione, prevista dalla costituzione come una procedura d'emergenza da attivare per motivi di particolare urgenza. Quando il governo diventa il soggetto praticamente esclusivo delle proposte legislative, e ne impone al parlamento l'approvazione tramite l'istituto della fiducia, anch'essa utilizzata al di fuori dei limiti stabiliti dalla costituzione, allora viene a mancare la funzione specifica del parlamento, ridotto a un manipolo di fedelissimi dei capi partito, incapace di costituire un interlocutore credibile per chi presiede il governo. 
Così si spiega anche come l'iniziativa del capo dello stato non abbia incontrato la minima resistenza, e come sia stato possibile che il parlamento si sia redistribuito tra maggioranza ed opposizione come se niente fosse, collocando le due principali forze concorrenti improvvisamente alleate a sostenere un governo che tra l'altro era stato loro imposto.
Mentre il PDL ha accettato questa situazione per la duplice ragione che aveva una maggioranza che rischiava di sparire da un momento all'altro, ed anche per gli interessi economici di Berlusconi che ha preferito cedere il ruolo di premier sperando così di salvare le proprie aziende gravemente colpite dal cosiddetto mercato, il PD ha sempre invocato l'interesse generale dell'Italia, decidendo di approvare praticamente tutto ciò che il governo Monti portava in parlamento, ma pretendendo che quella non era la sua politica. Naturalmente, per un democratico, votare contro la propria opinione dovrebbe essere considerata la peggiore colpa, si può sbagliare, si può tentare di approfittare  della situazione per un tornaconto personale, ma mortificare le proprie convinzioni in nome di una presunta esigenza oggettiva, significa tradire il proprio mandato, distruggere la democrazia. 
Con tali premesse, come giudicare i silenzi dei politici, se non come la conferma che per costoro la democrazia è un vuoto simulacro, che si può mettere da parte quando si vuole in ossequio a esigenze evidentemente considerate superiori alla democrazia? Bersani, ma lo stesso vendola, possibile che non abbiano nulla da dire, che si rifiutino di dire la loro su una questione che a tanti sembrerebbe centrale ed ineludibile? 
E Napolitano, così presienzalista, sempre pronto a dire la propria, lui che è il vero artefice del governo Monti e che si presume abbia tenuto le fila del colloquio con l'Europa, e quindi certamente anche con i leaders tedeschi, possibile che faccia finta di niente, come se non fosse egli stesso pienamente implicato nella vicenda? Perché non difende monti di fronte alle critiche tedesche, o alternativamente perché non difende la Germania rispetto alle forze che si sono coagulate attorno a monti? 
La verità è che neanche un episodio clamoroso come questo è in grado di suscitare un franco dibattito politico in Italia, perché a nessuno interessa dibattere, si tratti della stessa democrazia e della necessità di rianimarla, sia dello stesso tema dell'Europa. 
Dicevo nel precedente post quanti imbrogli si vadano costruendo attorno al tema dell'Europa, ma questo indegno balletto deve finire. A parte la questione di cosa sia oggi rimasto del progetto europeo, sempre più divenuto un modo per centralizzare le decisioni in organismi pronti a piegarsi ai potenti del mondo tradendo il proprio popolo, non è possibile continuare ad invocare un salto di qualità del progetto europeo in presenza di tutte le divergenze evidenti e dei rancori evidenti che si vanno mostrando anche a livello popolare. 
Infine, sull'intervista rilasciata al Wall street journal, trovo davvero degradante giustificare il proprio operato senza parlare di quanto si è riuscito a realizzare ed argomentando su presunti disastri senza il proprio operato, ed ancora più degradante questo scusarsi dopo avere detto, somigliando sempre più al proprio predecessore. 


2 commenti:

  1. Sì, avrei preferito mille volte che il governo fosse caduto ieri in seguito alla vendetta del PDL davanti ad una sacrosanta verità di cui loro sono perfettamente consapevoli perchè il primo a saperlo era proprio il loro capo, piuttosto che vedere Monti umiliarsi e scusarsi con Berlusconi! Ma il PDL sa che ora come ora non gli conviene andare alle elezioni e si limita a tenere Monti per le palle mostrando i muscoli e ricordandogli che sta sotto il loro schiaffo!(scusami il linguaggio) Ma è mai possibile che qui in Italia non se ne salvi uno!? Ma che speranza hai tu che venga fuori un valido protagonista politico che ci guidi verso un'Italia migliore, quando come ti giri e ti volti in Italia ci sono solo mezze calzette pronte a sottomettersi di volta in volta ai potenti di turno o alle varie lobbies? Come ha detto Guccini, io mi voglio dimettere da italiana!

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  2. Venga fuori un valido protagonista? E' quello che abbiamo fatto fino ad oggi. Aspettare un valido protagonista. Puntualmente arrivava insieme alle sue promesse che puntualmente non manteneva. Non possiamo più aspettare che arrivi qualcuno. L'unica possibilità che abbiamo di salvarci è di attivarci noi stessi, ognuno per quanto concesso dal suo tempo (e con la carenza di lavoro che c'è, sia quanto tempo disponibile)e dalle rispettive capacità. Ecco, una forza politica che chiede il voto solo di chi partecipa attivamente e non il voto che poi ci pensa Lui, sarebbe la vera novità.

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