giovedì 24 maggio 2012

LA STRAGE DI CAPACI: LA MIA TESTIMONIANZA


Ricordo perfettamente, come fosse ieri il momento in cui appresi dell’attentato mortale a Falcone, eseguito con un vero e proprio atto bellico, data la devastante potenza degli ordigni piazzati lungo l’autostrada.
Lo ricordo così bene perché compresi in una frazione di secondo che lì si chiudeva una fase della storia dell’Italia e, fatemelo dire da siciliano, della Sicilia. E’ stato un momento di dolore e smarrimento, paralizzato davanti allo schermo televisivo a guardare le immagini dei servizi che scorrevano davanti a me.
Ci si poteva certo fare dominare dal sentimento di solidarietà con un uomo giusto, con un grande uomo che aveva scelto di lavorare per l’affermazione della giustizia ad ogni costo, ma in realtà quel sentimento di depressione, di impotenza che sentivo dentro di me, era legato a motivi se volete più egoistici, al comprendere che il sogno, quel sogno che avevo condiviso, di vedere sconfitta la mafia, si era infranto, che ancora una volta avevano vinto loro...

Non mi era certo chiaro come questo stesso atto si iscrivesse in uno scontro che coinvolgeva non solo e non tanto lo scontro tra mafia e stato, ma che anzi esso rappresentasse soprattutto un confronto all’interno dello stato stesso, ma naturalmente anche allora non si poteva ignorare le complicità che la mafia trovava negli apparati statali e nello stesso mondo della politica.
Insomma, lo scontro reale nella lotta alle mafie è alla fine soltanto la lotta per tentare di affermare che esiste un’autorità statale che non ammette poteri estranei, e che quindi si possa affermare l’autorità delle leggi.
Sono passati venti anni, e venti anni sono una parte sostanziosa di una vita, non sono un intervallo di tempo breve. Eppure, l’altro giorno, guardando il film documentario su quegli eventi, ho provato un senso di frustrazione ed impotenza tale da riempirmi gli occhi di lacrime, una sensazione perfino più forte che al momento in cui quei fatti avevano luogo pensando retrospettivamente a ciò che poteva esserci di rinnovamento, di speranze di ritrovare il mio paese, il mio ambito più prossimo in quest’isola così tanto martoriata, come un luogo dove è possibile affermare il principio sacro della legalità.
Ed invece tanti eroi sono morti: guai al paese che ha bisogno di eroi, e guai a quel paese che spreca i propri eroi.

3 commenti:

  1. "La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Bisogna però rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e grave, e che va combattuto non pretendendo l'eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni."
    Ho voluto riprendere queste frasi di Falcone che in qualche modo mettono in risalto questi venti anni, che giustamente tu dici essere parte sostanziosa di una vita. Venti anni di vera politica, di interventi economici e culturali, legati agli interventi di polizia e in Sicilia la mafia sarebbe scomparsa. Ma se li scorriamo sembrano vent'anni persi. Possiamo aspettare altri 20 anni? Sì, ma da siciliano ti posso dire che, data la mia età, forsi nun ci sugnu chiu.

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  2. Ho citato il tuo post in questo mio breve intervento, ti passo il link. ciao
    http://www.lacrisi2009.com/2012/05/un-giorno-ancora.html

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  3. Grazie, Francesco, mi pare che la pensiamo allo stesso modo.

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