mercoledì 7 marzo 2012

EROS E FEMMINISMO


E’ apparso proprio oggi un articolo dedicato al legame tra eros e Sicilia nella letteratura e nel cinema. L’articolo è certamente interessante, invero più dedicato al cinema, mentre i libri di narrativa sono coinvolti più che altro come fonte delle sceneggiature dei film.
La cosa che però più ha colpito è il punto di vista dell’autore sulla questione generale dell’evoluzione del costume negli anni sessanta e settanta, come delineato nella frase che cito: 

“…lo spostamento in Sicilia sembra mascherare, anestetizzare, qualcosa che solo in maniera mediata, attraverso il fantasioso esotismo di queste ambientazioni, poteva esser meglio raccontato. Rozzamente, l’evasione in un “altrove interno” che compensasse il decennio di maggiori sconvolgimenti nella vita sessuale degli italiani: gli anni del divorzio e dell’aborto, del femminismo e di una lotta contro leggi e costumi arcaici…”.

Ora, mi chiedo se tale punto di vista sia corretto, se il voyeurismo più o meno greve di quegli anni si ponesse come contraltare al progresso dei costumi o se invece ne fosse un elemento accessorio essenziale. Insomma, ci si potrebbe chiedere se siano stati più femministi i bacchettoni anni cinquanta o gli scollacciati anni novanta.
Sarebbe facile rispondere citando il famoso slogan femminista “né puttana né madonna, finalmente sono donna”, e quindi attribuendo ad entrambi questi periodi un carattere antifemminista, ma a me sembrerebbe una facile ma falsa scorciatoia...

Rimarrebbe infatti da spiegare perché invariabilmente ogni processo di emancipazione femminile veda anche una maggiore libertà dei costumi sessuali.
Non ho risposte pronte in proposito, ma certo l’emancipazione passa anche per il riconoscimento della sessualità femminile, del considerare la donna come soggetto sessuale, con tutte le implicazioni del caso.
Che lungo questo cammino la descrizione di tale sessualità avvenga anche con elementi caricaturali, ed assumendo troppo spesso un punto di vista maschile, mi pare faccia parte dei connessi ed inevitabili costi.
Ciò con tutta evidenza è ben differente dal considerare questo genere di cinema come una forma di compensazione, a mio parere è tutt’altro, questo erotismo spesso abbastanza dozzinale è comunque parte dello stesso percorso di emancipazione.
Le implicazioni di tali questioni vanno ben oltre le questioni qui citate del cinema di circa cinquant’anni fa, ma ci interrogano sull’oggi, su cosa è il femminismo oggi e che rapporto esso ha con la maggiore esposizione del corpo femminile con cui ci confrontiamo ai nostri giorni.

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