venerdì 2 settembre 2011

A PROPOSITO DELL'EVASIONE FISCALE

Vedrò di riassumere brevemente ciò che penso sulle questioni che riguardano i provvedimenti economici, tentando di sottrarmi per quanto possibile ad un clima da stadio che purtroppo mi appare sempre più la metafora più corretta delle opinioni politiche dei miei concittadini.

  1. La posizione dell’Europa per quanto riguarda la crisi non la condivido per niente, così come quella di tutti coloro che chiedono di assumere iniziative in proposito senza fornire né un quadro diagnostico né tanto meno un quadro terapeutico esauriente, ma mi contenterei anche che fosse solo complessivo. La BCE, l’FMI, i vari soloni dell’economia mondiale, dovrebbero spiegare cosa è successo, perché è successo, e quale sia la via di risoluzione dei problemi dell’oggi. Poiché nessuno si avventura in questa direzione, non parla nessuno della stabilità dell’intero edificio, ma stanno a rompere sulla crepa dell’inmtonaco o dell’infisso che non chiude bene, cioè di dettagli di ben poca rilevanza complessiva, ho pieno diritto di considerarli dei cialtroni dei cui consigli è bene tenersi alla larga.
  2. Visto che però tutta la classe politica italiana, sia di maggioranza che di opposizione, sembra convenire che bisogni obbedire ai mercati ed alla BCE, e quindi andare al pareggio di bilancio, facciamolo almeno nella maniera meno peggiore possibile. Il giudizio però dovrà scontare una certa dose di iniquità dei provvedimenti, data la dimensione esplicitamente accettata dagli stessi soggetti della sua natura emergenziale. Sono abbastanza convinto, quanto meno sulla base degli esempi pregressi, che un governo a guida PD non potrebbe evitare una certa dose di iniquità se toccasse a lui proporre i provvedimenti. Cosa distingue allora il cdx dal csx? Che quelli del cdx sono palesemente dei buffoni, ma non come pretenderebbe di farci credere l’opposizione per la natura dei provvedimenti (naturalmente l’opposizione fa bene a farlo credere, è il suo mestiere), ma perché non è in grado di mantenere la barra, cioè di portarli coerentemente in porto. Così, da’ di sé un’immagine da dilettante, di chi non ha abbastanza riflettuto e ponderato prima di proporre. Eppure, la questione alla fine è banale, se il bilancio va risanato, a qualcuno questi soldi andranno presi, ed è normale che chi ne è vittima faccia il diavolo a quattro per evitare di pagare: un governo degno di questo nome dovrebbe scontare sin dall’inizio queste opposizioni e resistervi, questo governo in questo senso non può definirsi un vero governo.

Fatte queste doverose premesse, aggiungerò delle considerazioni che riguardano la stretta attualità, tentando di dire la mia in proposito.

Dunque ieri, il governo ha confessato, c’ha confessato che non intendeva far rispettare la legge, perché evadere le tasse è violare la legge, ed è ben strano che la lotta all’evasione fiscale, che dovrebbe con tutta evidenza costituire uno dei fini istituzionali dei governi, possa di colpo sostituire altri provvedimenti economici. Insomma, dire adesso che il buco di svariati miliardi di euro che si è creato rispetto ai vari testi antecedentemente proposti può essere coperto con la lotta all’evasione, significa confessare che quest’introito non era previsto perché non si era deciso di lottare contro l’evasione, mi pare una conclusione logica assolutamente conseguente.

Questa questione però va affrontata con maggiore cura.

Partiamo dall’inizio. Il deficit di bilancio in Italia è con tutta evidenza creato dall’esistenza di un alto debito pubblico. Per capire ciò, basta scrivere un bilancio parallelo che non tenga conto degli interessi che lo stato annualmente è costretto a pagare sul proprio debito. Si viene così a scoprire che questo bilancio fittizio, detto anche bilancio primario, è già in attivo. Ciò quindi ci sottolinea quanto i debiti pregressi pesino sul bilancio pubblico. Sembra ovvio quindi concludere che le misure per superare questa situazione debbano servire a ridurre il debito pubblico: se una quota significativa di tale debito fosse eliminata, di colpo si alleggerirebbe il peso degli interessi sul bilancio. In questo senso, le raccomandazioni europee di varare provvedimenti strutturali, risultano improprie, in quanto invece un provvedimento straordinario molto incisivo avrebbe effetti permanenti, che cioè si estenderebbero a tutti i bilanci futuri.

Un provvedimento straordinario così incisivo può avere solo un nome, patrimoniale, solo attraverso la tassazione della ricchezza posseduta, circa 9 milioni di miliardi di euro secondo la stima della Banca d’Italia, si può ridurre il debito in maniera sostanziosa. Sarebbe un provvedimento lacrime e sangue, ma permetterebbe di ridurre la voce più odiosa del bilancio statale, il pagamento degli interessi.

Da questo punto di vista, la lotta all’evasione fiscale non dovrebbe servire a rimettere in sesto il bilancio, perché in realtà ciò corrisponderebbe soltanto ad aumentare la pressione fiscale effettiva, ma piuttosto per ridurre le aliquote fiscali, cioè per far pagare meno tasse a chi già le paga.

Infine, sembra abbastanza verosimile che quest’ultima stesura del provvedimento sia una non-stesura, rinviando l’effettivo taglio dei costi a una legge costituzionale e a provvedimenti specifici dei vari dicasteri tutti ancora da individuare (e sarà difficilissimo data la grande entità di questa voce) e l’aumento delle entrate a tasse locali perchè gli Enti locali possano continuare ad operare, ed ad una lotta all’evasione del tutto aleatoria. Presto, vedrete che si andrà all’aumento dell’IVA, che Tremonti pretende di lasciarsi come misura d’emergenza, ed all’ennesimo condono fiscale, dato che ancora neanche si sa questa lotta all’evasione se si riferisce al futuro soltanto o anche al passato: lecito quindi sospettare che per il passato si condonerà.

Peccato che i fili siano tirati da altri soggetti, internazionali, che potranno a loro piacimento giocare sui tassi d’interesse, anche sulla base delle scelte che faranno riguardo all’euro ed al suo permanere nella presente forma.

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